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Non c'è giorno senza notizia inquietante

Nel nostro paese femminicidi, morti sul lavoro e suicidi in carcere, ogni anno si rincorrono alla ricerca di un triste primato. Soluzioni? Nessuna solo un gran parlare e scrivere quando accade  il   fatto compiuto e, a livello istituzionale la risposta è nella repressione o con l’inasprimento delle  pene.

Femminicidi e violenza domestica in costante aumento. La Procura di Ivrea, ad esempio,  denuncia di aprire tre fascicoli al giorno per maltrattamenti e violenze..

Nelle carceri  il numero di persone è passato dai 55.800 del 2022 al  65.000 del 2024. Il tasso di affollamento è del 32%, stipati come polli in batteria, la dignità offesa e  il decreto sicurezza che introduce il  reato di rivolta.

E il lager albanese, trasformato in CPR,  Centro di permanenza in attesa di rimpatrio, è un altro carcere, illegale.

La marginalità è un crimine come il dissenso.    

 

Non c’è giorno senza notizie inquietanti, come i femminicidi  di  massa non cruenti in Afganisthan , dove alle donne è preclusa qualsiasi forma di istruzione, di parlare e cantare.  Possono  frequentare le madrase, le scuole coraniche e imparare a memoria i versetti delle Sure.

Ma non ci si ferma all’Afganistan, le donne oppresse nelle varie forme si trovano dal Libano all’Amazzonia.  Matrimoni precoci, mutilazioni genitali, lapidazione per adulterio, tanto che  il  giornale Avvenire perl’8 marzo di quest’anno ha voluto dare loro voce con la Campagna Donne del sud del mondo.  

Il corpo delle donne è da sempre il primo luogo di esercizio del potere,  quello a portata di mano.

Per questo motivo nel ’70  agli albori del femminismo, le donne  hanno cercato di diventare protagoniste di se stesse partendo dalla riflessione sul corpo, rifiutandone l’esproprio sociale.

 

Oggi sul corpo si agitano pulsioni contraddittorie e ambivalenti, doveri e illusioni, bellezza e carriera, amore e autonomia, figli e indipendenza, responsabilità e solitudine.

Ma la galleria dei rotocalchi e la Tv pacificano  ogni conflitto di corpo, di anima e di pensiero.

 

Del massacro in Palestina di  Nethanyau  e Israele, è opportuno  un discorso a parte, sia  per la brutalità senza giustificazioni,  sia perché è evidente che assistiamo un caso deliberato  di pulizia etnica con il massacro di donne e bambini. Anche la recente occupazione  di Rafah che impedirà  il passaggio degli aiuti umanitari, è  un modo studiato  a tavolino per  cancellare  il futuro  di un popolo,  per fare della   striscia di Gaza   terra dei  soli coloni.

 

Ieri, chi  a Praga ha  pianto sui disegni dei  bambini del ghetto  di Terezin,  sappia oggi che uguali lacrime  sono dovute ai bambini  palestinesi.

 
 
 

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Due giornalisti

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