Non c'è giorno senza notizia inquietante
- segreteria318
- 14 giu
- Tempo di lettura: 2 min
Nel nostro paese femminicidi, morti sul lavoro e suicidi in carcere, ogni anno si rincorrono alla ricerca di un triste primato. Soluzioni? Nessuna solo un gran parlare e scrivere quando accade il fatto compiuto e, a livello istituzionale la risposta è nella repressione o con l’inasprimento delle pene.
Femminicidi e violenza domestica in costante aumento. La Procura di Ivrea, ad esempio, denuncia di aprire tre fascicoli al giorno per maltrattamenti e violenze..
Nelle carceri il numero di persone è passato dai 55.800 del 2022 al 65.000 del 2024. Il tasso di affollamento è del 32%, stipati come polli in batteria, la dignità offesa e il decreto sicurezza che introduce il reato di rivolta.
E il lager albanese, trasformato in CPR, Centro di permanenza in attesa di rimpatrio, è un altro carcere, illegale.
La marginalità è un crimine come il dissenso.
Non c’è giorno senza notizie inquietanti, come i femminicidi di massa non cruenti in Afganisthan , dove alle donne è preclusa qualsiasi forma di istruzione, di parlare e cantare. Possono frequentare le madrase, le scuole coraniche e imparare a memoria i versetti delle Sure.
Ma non ci si ferma all’Afganistan, le donne oppresse nelle varie forme si trovano dal Libano all’Amazzonia. Matrimoni precoci, mutilazioni genitali, lapidazione per adulterio, tanto che il giornale Avvenire perl’8 marzo di quest’anno ha voluto dare loro voce con la Campagna Donne del sud del mondo.
Il corpo delle donne è da sempre il primo luogo di esercizio del potere, quello a portata di mano.
Per questo motivo nel ’70 agli albori del femminismo, le donne hanno cercato di diventare protagoniste di se stesse partendo dalla riflessione sul corpo, rifiutandone l’esproprio sociale.
Oggi sul corpo si agitano pulsioni contraddittorie e ambivalenti, doveri e illusioni, bellezza e carriera, amore e autonomia, figli e indipendenza, responsabilità e solitudine.
Ma la galleria dei rotocalchi e la Tv pacificano ogni conflitto di corpo, di anima e di pensiero.
Del massacro in Palestina di Nethanyau e Israele, è opportuno un discorso a parte, sia per la brutalità senza giustificazioni, sia perché è evidente che assistiamo un caso deliberato di pulizia etnica con il massacro di donne e bambini. Anche la recente occupazione di Rafah che impedirà il passaggio degli aiuti umanitari, è un modo studiato a tavolino per cancellare il futuro di un popolo, per fare della striscia di Gaza terra dei soli coloni.
Ieri, chi a Praga ha pianto sui disegni dei bambini del ghetto di Terezin, sappia oggi che uguali lacrime sono dovute ai bambini palestinesi.
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