Ecco alcune riflessioni per l'anno nuovo che riteniamo urgenti sulla pace...partendo da un articolo tratto da Diario da Gaza di Aya Ashour.
"NUSEIRAT (STRISCIA DI GAZA)
Per il nuovo anni ho un solo desiderio: che questa guerra finisca.
Ciao Mondo, stai ancora festeggiando il nuovo anno?? Stai definendo i tuoi obiettivi per il 2024? Ti sei divertito con i fuochi d'artificio? Hai acceso luci per le strade? Che tipi di dolci hai preparato per i bambini? Se la tua risposta è si, festeggia allora il nuovo anno anche a nome dei residenti di Gaza e a proposito di fuochi artificiali ricorda che qui a Gaza vediamo e sentiamo esplosivi e missili israeliani da quasi tre mesi festa o non festa.
In questi giorni, Babbo natale non è passato perché spesso non c’erano più case dove portare i regali, gli innamorati sono rimasti svegli a pensare come potrà essere il loro futuro dopo la guerra, padri e madri sono rimasti svegli per proteggere e scaldare i loro bambini
e gli sfollati hanno cercato di decorare uno degli alberi qui a Nuseirat per festeggiare lo stesso mentre alcuni ragazzi più grandi hanno cercato di fare sorridere i più piccoli con storie e balli.
Mondo ci senti? Noi siamo qui! Tu hai festeggiato il Capodanno e l’Epifania mentre Gaza è in guerra da 87 giorni.
Questa non è un’equazione semplice, questa è un’equazione umana difficile da comprendere per chiunque.
Nei prossimi giorni non dimenticarti dei bambini e delle donne di Gaza.
AMEN "
“Non in mio nome, cessate il fuoco”
Udi Segal, 19enne israeliano, disertore. "Vado in carcere per non bombardare Gaza".
“Israele può continuare questa occupazione, ‘but not in my name’, non nel mio nome”. Ha le idee chiare Udi Segal, 19 anni, israeliano. Disertore. L’accusa è aver rifiutato di arruolarsi nell’esercito. Per questo finirà in carcere, ancora non si sa per quanto.
Udi non è l’unico. Finora sono almeno 50 i soldati dell’Israel Defense Force che si sono rifiutati di partecipare alle operazioni militari. Il perché lo hanno scritto in una lettera al Washington Post: “Ci opponiamo – scrivono – all’esercito israeliano e alla legge sulla leva obbligatoria perché ripudiamo questa operazione militare”.
Udi la pensa come loro. “L’appoggio del paese alla politica del primo ministro, Benjamin Netanyahu, è ancora forte – spiega, sentito dal Fatto – Ci sono molte persone, però, che sono stanche di questa guerra. Solo tra i miei coetanei, conosco almeno 120 o 130 ragazzi che hanno preso la mia stessa decisione”.
Quando mi sono avvicinato all’età della leva obbligatoria – racconta ancora il giovane – ho iniziato a leggere, studiare e documentarmi sul conflitto tra Israele e Palestina. È più di un anno che mi informo sui giornali e studio la storia, e ho deciso che non posso prendere parte a questa occupazione”.
Non so ancora di preciso quanto rimarrò in carcere – continua Segal - anche se la pena prevista in questi casi è di circa 6 mesi. Non basterà questo a farmi cambiare idea in futuro”.
Nessuno può essere contro guerra come chi ci deve andare. Non sono parole vuote e neppure nuove , se già nel 1954 si cantava con Boris Vian …… io non sono qui per ammazzar la gente più o meno come me….. sento che ho deciso ……che diserterò… (qui il testo integrale).
Scritta a Mitterand dopo a guerra in Indocina mentre la Francia o meglio il governo francese stava organizzando una nuova guerra in Algeria. Fu cantata e censurata e, come tutte le cose censurate, divenne famosa in tutto il mondo.
Oggi in Israele sono un piccolo numero di ragazzi e e le ragazze che disertano, si rifiutano di andare in guerra e sono pochi perché la pressione sociale è enorme e perché il 50% degli israeliani uomini e donne appoggia la guerra nell’illusione che renda il loro paese più sicuro.
NOI SPERIAMO CHE DIVENTINO MOLTI , MOLTI DI PIU’.
Un fenomeno non solo di Israele, ma presente in Ucraina e in Russia. Non se parla perché siamo di fronte a un atto concreto e definitivo che contrasta tutte le buone ragioni della vendetta implacabile o dell’invasione proditoria.
In guerra non si piangono solo civili innocenti e bambini ma anche i soldati, ragazzi che con un ‘arma in mano si trovano a dover uccidere ed essere uccisi. Marce della pace, fiaccolate sono consolatorie per anime belle, così il richiamo alla ritualità dell’intervento diplomatico.
Queste invece sono le azioni sulle quali movimenti femminili in testa dovrebbero riflettere e sostenere. Come scriveva Jane Addams protofemminista e Nobel per la pace 1932 : “Sono le donne che hanno avuto la responsabilità dei bambini e degli anziani e di tutte quelle persone che richiedono cure particolari. Quando un uomo muore in combattimento, il lavoro delle donne muore con lui”.
La responsabilità è di tutti anche nostra , perché per ora non siamo stati un grado di creare un movimento come quello che nel 1968 contribuì in maniera decisiva ad arrestare la guerra in Vietnam.
Ovvio che si tratta di sovvertire un ordine, un sistema in cui convivono il Papa che prega per la pace, i fabbricanti e mercanti di armi che lucrano e il narcisismo di troppi capi di Stato, ma è tempo di non abbandonarsi all’impotenza.
Una condizione per l’ottenimento del cessate il fuoco è la crescita di un movimento pacifico e militante che abbia un metodo e bersagli comuni: coloro che si oppongono alla pace. I mezzi dovranno essere sempre coerenti con il fine pacifico : non soltanto manifestazioni , ma sit in, boicottaggi, presenze sgradite sul modello di Jewish Voice for Peace, Code Pink, If not now ed altre organizzazioni analoghe.
Siamo piccoli , ma dobbiamo crescere con la dovuta urgenza imposta dalle altrui sofferenze sotto gli occhi di tutti e di tutte.
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