Spinti dall’esempio di Gino Cecchettin, nei cortei del 25 novembre scorso c’è stata per la prima volta un’alta partecipazione maschile.
Uomini chiamati dalle parole di un padre che diceva una cosa evidente: la violenza
degli uomini sulle donne è un problema che chiama in causa gli uomini, tutti gli uomini
Adesso il 25 novembre è passato Cosa è rimasto? Dove sono adesso gli uomini?
Abbiamo raccolto delle testimonianze, le riportiamo qui senza conclusioni intenzionalmente.
Si tratta di parole che indicano un aumento di consapevolezza. Si parte dalla campagna “IO NON SONO CARNE” , ricordando la frase pronunciata dall’istigatore dello stupro della scorsa estate ..perché gli uomini ed i ragazzi che hanno aderito e diffuso sono convinti siano parole ripugnanti che mortificano gli stessi uomini ridotti ad un presunto codice genetico o ormonale che spinge ad aggredire.
L ’Associazione Maschi-che-si-immischiano-Violenza sulle donne ha lanciato incontri di
sensibilizzazione partendo da una campagna “Scegli che uomo sei”:
1. “Un padre che ascolta o che spaventa;
2. Un partner attento o che si fa servire;
3. Un collega che valorizza o svaluta le donne;
4. Insegni il rispetto o denigri le donne;
5. Aiuti un amico che si separa o sono affari suoi;
6. In pubblico ascolti le donne o le mortifichi;
Gli uomini di Radio freccia e Radio Zeta hanno lanciato una campagna di sensibilizzazione
fatta di gesti concreti di cambiamento .
Alcuni esempi:
1. per cambiare non chiediamo mai più ad una donna di smettere di lavorare;
2. per cambiare non chiediamo ad una donna durante un colloquio di lavoro se intente diventare madre etc..
Lorenzo Gasparrini è autore del libro “Perché il femminismo serve anche agli uomini"
conduce seminari in aziende, scuole, ordini professionali spesso in collaborazione con
Associazioni di Donne per smascherare i ruoli stereotipati che pesano sulle donne e sugli
uomini.
Davide Rossi è referente della campagna MEZZIPER TUTTE creata da Roadto50% una
associazione paneuropea per la parità di genere in politica contro la molesti sui mezzi pubblici.
Ha eseguito una formazione presso il CAV di Bologna ed oggi va nelle scuole.
”Sono entrato nella Associazione perché volevo rendermi utile. L’inizio è stato duro anche sul piano personale , specie quando ho cominciato a rendermi conto che io stesso agivo con la mentalità patriarcale di chi ritiene che gli spetti tutto. Lavorando in gruppo con le altre e gli altri membri sulla conoscenza e sulla consapevolezza sono cambiato. E andando nelle scuole ho capito che possiamo fare moltissimo”.
Insomma in Italia crescono i gruppi di uomini che vogliono mettersi in gioco, che si incontrano per liberarsi della cultura del possesso e del controllo, per migliorare le relazioni.
In tanti hanno capito che è necessario fare di più e passare dalla tolleranza silenziosa ad un
attivismo responsabile (sentinelle sociali attive), dalle parole ai fatti, e prendere posizione
negli ambiti privati e pubblici dove spesso agire e segnalare comportamenti sbagliati nei
confronti di un collega o di un superiore non è affatto semplice.
Bene la strada è lunga, ma la cosa importante è che sono partiti e noi con loro .
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