Non so quando e perché la regina Elisabetta avesse detto che l’anno appena trascorso era stato un anno “horribilis”
Guardando indietro, nel 2024 quell’aggettivo è ritornato.
Incominciando dagli ultimi, la povertà crescente: 2 milioni 200 mila le famiglie.
I numeri sono neutri, nessuno veste i panni degli anziani e anziane, la vergogna nascosta quando si recano alla mensa della San Vincenzo, o delle famiglie che alla Caritas vanno a chiedere i pacchi alimentari.
Un quadro sconcertante anche quello del milione di bambini che, nel nostro paese sono a rischio di denutrizione, cui si aggiungono i lavoratori, quelli del salario impoverito, o più oggettivamente gli sfruttati, quelli che fanno i conti con l’inflazione e la disoccupazione incombente delle aziende speculative che si trasferiscono altrove.
Ultime fra gli ultimi le donne che lavorano nelle imprese di pulizia, a tranche di tre quattro ore e…ringraziare i capibastone.
A distanza ravvicinata i migranti senza permesso di soggiorno, i cosiddetti clandestini in attesa di essere deportati in Albania per un fantomatico rimpatrio.
Inoltre con la sottile malvagità dei nostrani legulei viene trasferita alla Corte d’Appello la convalida dei trattenimenti nei CPR, i centri di permanenza per i rimpatri di chi ha richiesto la protezione internazionale.
Trattenimenti che, ben sapendo la lentezza dei pubblici uffici aggravata dalla carenza di magistrati e impiegati amministrativi, si trascineranno all’infinito. Una ingiusta segregazione, una restrizione dopo l’altra, l’addio definitivo alle politiche di integrazione, nonostante il bisogno del radicamento di giovani e nuove famiglie in un paese dalle culle vuote.
Poi ci siamo noi, le donne.
Una scrittrice su La Stampa di questi giorni sostiene che non si deve parlare più di patriarcato, ma di maschilismo. Lei nata a Torino nel 1958, piccola borghesia ha studiato si è laureata, e stata libera di uscire con il solo vincolo di rientrare entro mezzanotte. Non il padre padrone, ma un papà accudente e protettivo.
Vorrei ribattere che il maschilismo protervo possessivo autoritario, ha radici nel patriarcato, un modello persistente.
Sono i maschi interfaccia ricorrente delle donne che incontriamo allo sportello antiviolenza, casalinghe asservite al breadwinner, alla sua benevolenza se obbedienti, ai malumori e costrizioni quando cercano di reagire.
Leggere nei loro occhi la stanchezza, la rassegnazione per l’assenza di vie d’uscita è frustrante, doloroso. Soprattutto perché c’è il taciuto di aver scelto esse stesse il matrimonio come sinecura di un futuro tranquillo, considerato il giusto approdo per una ragazza.
Ecco perché bisogna combattere contro stereotipi e conformismi, parlare di istruzione, del come affrontare il mondo del lavoro, premere l’acceleratore sull’importanza della autonomia economica, della libertà individuale.
Su questo 2024 già di per sé strapieno di problemi insoluti e incertezze, incombono come una coltre nera opprimente che soffoca e angoscia le guerre, le migliaia di vittime civili, sia morti che profughi.
In Ucraina morti e distruzioni per i deliri di potenza di un autocrate, in Medio Oriente la furia vendicatrice di un governo che ha perso ogni barlume di umanità.
Non entro nella diatriba del torto/ragione, ma dell’escalation degli armamenti, dei missili sempre a gittata più lunga, i territori devastati, uomini donne bambini cancellati.
I pochi sopravvissuti affamati, senza medicine in tendopoli precarie e ripari insufficienti all’inverno in arrivo.
Una crudeltà senza limiti, e una impotenza, la nostra assoluta, un tunnel senza luce.
Intorno tanta assuefazione ormai.
Il Papa prega e nelle case, si cambia canale tv.
L’anno si chiude sospeso, in attesa di una tregua in modo che gli aiuti umanitari possano arrivare a destinazione, che l’inverno sia clemente e la pace più vicina.
E per noi, socie e amiche della Casa delle donne, l’augurio è piccolo, riguarda il non mollare, non perdere l’affezione per le cose in cui crediamo. Continuare a dare una mano, quanto possiamo.
Mai voltare la faccia, guardare dritto negli occhi il futuro, dire che lo vogliamo diverso, fare come gli alluvionati dell’Emilia che senza aspettare il sole, scopano via l’acqua, liberano dal fango cose e mobili, salvando il più possibile.
Consapevoli che nel nostro cuore Nessuna croce manca. (Ottavia Mermoz)
Comments