Una rete su cui contare
- segreteria318
- 41 minuti fa
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Durante l'incontro all'interno della seconda edizione di Living Better dal titolo “Donne, maternità e lavoro” in collaborazione con lo sportello Elp abbiamo fatto una domanda alle mamme presenti e cioè qual era il punto più basso più triste più sconfortante della loro vita da mamma e una di loro ha risposto che si ricordava benissimo il giorno preciso..
Ecco il suo racconto: “ Erano i primi di marzo del 2021 durante il lockdown per il Covid e io vivevo ad Ivrea da più di un anno ed essendo arrivata pochi mesi prima dell'inizio della pandemia mi sentivo ancora straniera; le mie due figlie avevano allora due e quattro anni e la più piccola stava attraversando una fase da urlatrice!!
Ero sopraffatta, depressa e disperatamente sola.
Dovevo cambiare qualcosa ma non sapevo come.
Fra l'altro in quel periodo era assolutamente vietato mischiare le famiglie così senza precauzioni ..e tra le linee guida possibili c'era la sola possibilità per i genitori di formare una bolla con un'altra famiglia per la gestione dei figli in emergenza.
Allora mi sona fatta coraggio (non conoscevo quasi nessuno bene) e ho scritto un messaggio in una chat di genitori (in cui ero stata aggiunta) se qualche mamma fosse stata interessata a formare una di queste bolle con me.
Una coppia ha risposto alla mia offerta e guarda caso per puro caso abitavano proprio vicino a me, anche loro si erano appena trasferiti e anche loro non avevano parenti o amici che potessero da loro una mano e come noi avevano due bambine, per cui abbiamo fatto un incontro e deciso di fare a turno per badare per qualche ora la settimana alle bambine.
Questo avrebbe dato la possibilità di avere uno o due pomeriggi liberi per poter fare le cose che non riuscivo mai a fare al ritorno dal lavoro e riuscire anche a pensare un po' a me ed evitare quindi quella sensazione di disperazione che mi portava spesso a urlare con le bambine cosa che non avrei voluto.
Col senno di poi è stato un po' d'azzardo non le conoscevo bene né avevo parlato di quello che le bambine avrebbero fatto o mangiato
Nessuna delle due famiglie si aspettava che l'altra preparasse attività speciali ma solo che badasse alle bambine per qualche ora.
Questo patto di collaborazione è continuato per quasi tre anni e ci siamo anche allargati nel senso che abbiamo coinvolto altre quattro famiglie: due serate alla settimana una famiglia prende tutti i bambini per tre ore dando agli altri genitori e la possibilità di avere una serata per sé .
Qualche mese fa mentre mescolavo una pentola di pasta al formaggio per 6 bambini e bambine che mi scorazzavano intorno mi sono resa conto che quasi per caso avevo costruito qualcosa di eccezionale .
È chiaro che l'approccio di un genitore che è sempre allerta e vuole controllare sempre quello che fa il suo bambino è incompatibile con la costruzione di una rete di fiducia con un'altra famiglia e significa non avere l'approccio e supporto della comunità .
Quindi io vi dico , (rivolgendosi alle altre mamme presenti che avevano dichiarato un problema di solitudine e di fatica nella gestione famigliare ).. devi fidarti di quello che è a disposizione, delle famiglie che incontri a scuola o anche i colleghi sul lavoro o altre strutture sul territorio, devi sviluppare la fiducia verso di loro e sviluppare la fiducia è cercare di conoscere, capire, accettare le differenze per riuscire a delegare le attività ad altri sapendo che il principio che una certa cosa magari non la faranno come lo avresti fatto .
La bellezza di crescere i figli così è che a un certo punto fa parte della tua quotidianità, significa lasciarsi ,rinunciare ai giudizi su come gli altri vivono soprattutto se sono stranieri se non sono come te se hanno la pelle nera se sono di un'altra religione ..
I tuoi figli si adatteranno e saranno felici in ambienti diversi e tutto ciò è stata un'esperienza molto arricchente e la consiglio a ognuna di voi.”






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