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Per un giornalismo consapevole

di Simone Miope, 19 anni


"Ma tu com'eri vestita?" Una domanda che fa male.

Perché cerca un motivo che giustifichi un gesto ed un aggressore che meritano

soltanto di essere condannati.

Una domanda che, ancora una volta, condanna la vittima: ma è impensabile

giustificare un'aggressione, una violenza, uno stupro con il riferimento ai vestiti o

all'atteggiamento della vittima.

Sara è andata avanti, incurante dei commenti, delle domande insidiose, degli sguardi

cattivi, delle accuse velate; andata avanti e si è ripresa la sua vita.

Un giorno ho chiesto a mia madre se avesse mai percepito la minaccia di una violenza

da parte di un uomo.

Si ha risposto lei e mi ha spiazzato. E allora ho fatto la stessa domanda a tutte le

donne che conoscevo, e quasi tutte mi hanno risposto di sì -con intensità e modalità

diverse certo- ma la risposta era sempre SI.

All'origine di tutto ci sono sempre un uomo o una famiglia dove le violenza sottile o

esplicita viene tacitamente condivisa.

Possiamo poi discutere quanto si vuole di attitudini personali, di abuso di alcolici e

droghe, di lupi e di agnelli. Ma, di fronte alla media, riportata dal ministero della

salute, di oltre 2000 casi all’anno nel periodo 2015 -2019 di aggressioni e violenze

sulle donne, non c'è dubbio che si tratti di una drammatica carenza di cultura ai danni

della donna, e della sua dignità.

Una mancanza di rispetto e di consapevolezza che coinvolge l'intera collettività, quindi

tutti noi.

Ma la repressione e la punizione come risposte bastano? Non credo...occorre in primo

luogo la prevenzione, cioè l'informazione, l'educazione in famiglia e a scuola.

Poi certo bisogna punire i colpevoli in modo esemplare, evitando di accordare senza

basi sconti di pena o attenuanti,

Riguardo l’informazione, dobbiamo fare mea culpa anche noi giornalisti, …a proposito

..mi presento: io mi chiamo Simone e dopo l’università sto lavorando per un giornale

locale...sto imparando molte cose.

Per esempio che quando la cronaca si occupa di donne che vengono insultate da

uomini, molestate, stuprate o uccise, spesso lo fa utilizzando un volgare linguaggio da

bar di periferia. Il metodo migliore per ottenere audience. Ci passano sotto gli occhi

ogni giorno: le immagini disperate dei luoghi del delitto. Le forze dell'ordine attorno al cadavere. Le lenzuola bianche. Macchie rosse. I parenti con gli occhiali scuri e le lacrime sui

volti.

Il delitto come se fosse un film...

-Ma come era vestita?

-Chissà quanto era truccata

-Sarà stata appariscente, di sicuro

-Avrà urlato?

-Avrà detto di no?

-Avrà chiesto aiuto?

-Magari, poteva pensarci prima a bere troppo a girare di notte da sola

-Poteva anche evitare di far entrare in casa uno sconosciuto..

-Ah no, era giorno, ed era un conoscente.

-Ma, sicuramente sarà stato preda di un raptus, o l’avrà rifiutato o tradito.

-E allora, ecco la reazione violenta, che forse non è premeditata.

-Ma se non è premeditata, allora è meno grave.

-Cosa avrà mai passato questo poveretto che si è trovato a dover ammazzare

una donna?

-Avrà avuto le sue ragioni.!!??

Questi commenti vengono ascoltati e letti spesso sui giornali, guardando la

televisione, navigando in internet.

Quasi sempre coloro che tentano di raccontare razionalmente fatti così gravi senza

cedere a stereotipi e a facili letture rimangono sullo sfondo.

Vincono quelli che la sparano più grossa. Non avere rispetto per una donna e

spettacolarizzare le tragedie attira pubblico e di conseguenza fama e denaro.

Come si sa, pecunia non olet.

Fare di meglio è praticamente una scelta politica più che coraggiosa: è un

investimento sul futuro che ha bisogno di moltissime risorse e che spesso

offre scarsissimi risultati.

Chi mai potrà riuscirci? Noi. O nessuno.

E se mai ne saremo capaci, sarà comunque un processo lento e faticoso, in

cui la scuola sarà parte fondamentale per la formazione di uomini e donne

rispettosi di sé stessi e degli altri. E delle altre.

Giornalisti e giornaliste che sanno fare bene il loro lavoro ce ne sono.

Diamo loro più spazio.

Togliamolo a chi non se lo merita.

Passo dopo passo, cambieremo questo modo di vedere le

cose.

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