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Troppe Martine ...

Ennesimo femminicidio, che richiede una maggiore attenzione perché si tratta di una ragazza di 14 anni. Poco più di una bambina, e bambina se si pensa che il cosiddetto fidanzamento risale ai  suoi  12 anni.

Tanti pensieri  e riflessioni che vorrei condividere con genitori e insegnanti.

 

Oggi i genitori  giovani che si sentono e vogliono essere amici dei figli, dimenticano quell’affetto protettivo  e attento che porta a dire dei No, a opposizioni che implicano reazioni , discussioni anche violente, sempre spiacevoli . Che però, permettono di  esprimere ciascuno le proprie ragioni e, ragionevolmente, arrivare a compromessi , aprire  un dialogo, permettere  di  comunicare.

Ed è la protezione che, inconsciamente cercano le adolescenti, forse il motivo del loro cadere in rapporti fusionali,  confondendo  gelosia e possesso  con  amore.

L’accettazione del  controllo reciproco del cellulare, l’isolamento dal gruppo di amici  e amiche, il  “noi due Soli”  come  difesa . E quando questa bolla si spezza , il più fragile della coppia,  crolla non accettando il rifiuto.

Ed è quasi sempre lui,  con  un motivo  meno evidente che risale alla cultura,  non tanto del patriarcato quanto a quella  dell’ego  maschile , spesso nutrito  dalle madri e dalla approvazione dei  padri, dove il successo amoroso  è privo di emozioni,  piuttosto   un trofeo da   esibire.

 

E’ la contrapposizione di due modi diversi di essere, dovuti sia a cattivi esempi sia a stereotipi radicati,  per cui alla donna è sancito il ruolo della docilità, a lui quello del  protagonismo,   del controllo.

 

Niente di semplice, occorre fare attenzione anche  al contesto. Genitori distratti  non per superficialità ma per difficoltà di vita, lavoro, spesso casa.

Insegnanti mal pagati, alle prese con classi disomogenee  e tipologia di scuole, dai  licei agli  istituti tecnici e scuole  professionali.  E ancora diverse se  localizzate nelle  periferie di grandi città o in provincia, nord e sud.  Soprattutto ragazzi proiettati  verso un  futuro incerto,  che cercano un rifugio.     

 

Non amo  i soloni istituzionali o semplicisti che  scaricano le responsabilità  alla famiglia  o alla scuola, con soluzioni generiche.

Anche se qualsiasi proposta, rispetto al niente è utile, ma le soluzioni sono da ricercare  caso per caso, un avviso ai naviganti  per trovare,  nel proprio ambito di vita, quanto serve.

Genitori più presenti , se possibile,  con  affetto regolativo  e,  insegnanti  che dalla lezione passino alla  relazione.

 

Collaborando con le  associazioni, ormai diffuse su tutto il territorio,  cui rivolgersi  per aiuto al singolo,  o nelle scuole per costruire progetti di educazione sentimentale e sessuale, dove  perseguire il  principio della reciprocità imparando a conoscere quegli  stereotipi  che ancora la  negano.

 

Non so molto altro.

Ma gli esempi che  ho seguito di insegnanti coraggiosi che dedicano i pomeriggi a iniziative  diverse con i loro allievi  con l’obiettivo di socializzare interessi,  riconoscendo il valore del gruppo dei pari come strumento di inclusione e coesione,  diventano  il rifugio emotivo   che aiuta a crescere.

Oppure gli interventi della Casa delle Donne in alcune scuole, dove è la classe, sono  i ragazzi e le ragazze ad essere  gli interpreti di un confronto  orizzontale,  sembrano esempi da approfondire e perseguire.

 

E’ il perseguire l’affido a terzi competenti la ricerca di soluzioni parallele ed efficaci dei  cosiddetti compiti “espansi”  che, diversi da  quelli strettamente genitoriali o educativi, sono più legati al bisogno di autonomia degli adolescenti  orientati alla autorealizzazione.

 
 
 

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Due giornalisti

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