Troppe Martine ...
- segreteria318
- 13 lug
- Tempo di lettura: 2 min
Ennesimo femminicidio, che richiede una maggiore attenzione perché si tratta di una ragazza di 14 anni. Poco più di una bambina, e bambina se si pensa che il cosiddetto fidanzamento risale ai suoi 12 anni.
Tanti pensieri e riflessioni che vorrei condividere con genitori e insegnanti.
Oggi i genitori giovani che si sentono e vogliono essere amici dei figli, dimenticano quell’affetto protettivo e attento che porta a dire dei No, a opposizioni che implicano reazioni , discussioni anche violente, sempre spiacevoli . Che però, permettono di esprimere ciascuno le proprie ragioni e, ragionevolmente, arrivare a compromessi , aprire un dialogo, permettere di comunicare.
Ed è la protezione che, inconsciamente cercano le adolescenti, forse il motivo del loro cadere in rapporti fusionali, confondendo gelosia e possesso con amore.
L’accettazione del controllo reciproco del cellulare, l’isolamento dal gruppo di amici e amiche, il “noi due Soli” come difesa . E quando questa bolla si spezza , il più fragile della coppia, crolla non accettando il rifiuto.
Ed è quasi sempre lui, con un motivo meno evidente che risale alla cultura, non tanto del patriarcato quanto a quella dell’ego maschile , spesso nutrito dalle madri e dalla approvazione dei padri, dove il successo amoroso è privo di emozioni, piuttosto un trofeo da esibire.
E’ la contrapposizione di due modi diversi di essere, dovuti sia a cattivi esempi sia a stereotipi radicati, per cui alla donna è sancito il ruolo della docilità, a lui quello del protagonismo, del controllo.
Niente di semplice, occorre fare attenzione anche al contesto. Genitori distratti non per superficialità ma per difficoltà di vita, lavoro, spesso casa.
Insegnanti mal pagati, alle prese con classi disomogenee e tipologia di scuole, dai licei agli istituti tecnici e scuole professionali. E ancora diverse se localizzate nelle periferie di grandi città o in provincia, nord e sud. Soprattutto ragazzi proiettati verso un futuro incerto, che cercano un rifugio.
Non amo i soloni istituzionali o semplicisti che scaricano le responsabilità alla famiglia o alla scuola, con soluzioni generiche.
Anche se qualsiasi proposta, rispetto al niente è utile, ma le soluzioni sono da ricercare caso per caso, un avviso ai naviganti per trovare, nel proprio ambito di vita, quanto serve.
Genitori più presenti , se possibile, con affetto regolativo e, insegnanti che dalla lezione passino alla relazione.
Collaborando con le associazioni, ormai diffuse su tutto il territorio, cui rivolgersi per aiuto al singolo, o nelle scuole per costruire progetti di educazione sentimentale e sessuale, dove perseguire il principio della reciprocità imparando a conoscere quegli stereotipi che ancora la negano.
Non so molto altro.
Ma gli esempi che ho seguito di insegnanti coraggiosi che dedicano i pomeriggi a iniziative diverse con i loro allievi con l’obiettivo di socializzare interessi, riconoscendo il valore del gruppo dei pari come strumento di inclusione e coesione, diventano il rifugio emotivo che aiuta a crescere.
Oppure gli interventi della Casa delle Donne in alcune scuole, dove è la classe, sono i ragazzi e le ragazze ad essere gli interpreti di un confronto orizzontale, sembrano esempi da approfondire e perseguire.
E’ il perseguire l’affido a terzi competenti la ricerca di soluzioni parallele ed efficaci dei cosiddetti compiti “espansi” che, diversi da quelli strettamente genitoriali o educativi, sono più legati al bisogno di autonomia degli adolescenti orientati alla autorealizzazione.






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