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Udite Udite !!!

La ministra Roccella ha interrotto i suoi consueti letarghi con il Piano nazionale per la famiglia, che consiste in 14 azioni già approvate dalla conferenza Stato-Regioni e di cui ci sono solo pochi preoccupati anticipi di Chiara Saraceno e della associazione Differenza Donna.

Soprattutto non si parla di finanziamenti disponibili, pur sapendo che c’est l’argent qui fait la  guerre.

 

Ma di quel poco inizio a parlare

Intanto si tratta della Famiglia conforme alla fantasia Roccelliana, fatta nell’ordine di  padre madre figli…tanti figli.

Quando oggi le famiglie sono tante, arcobaleno, monoparentali di madri sole con prole, donne e uomini single, anziani fragili e non.

Ma sorvolo,  perché il suo piano è comunque  pieno di novità.

 

Intanto gli Angeli, esseri non meglio definiti -come il loro sesso?-  con il compito di assistere  i genitori nei primi 1000 giorni dalla nascita.

A me viene in mente il flop dei Navigator (ricordate?), assieme al semplice dato di fatto dell’esistenza delle ostetriche, figure professionali allo scopo laureate in  appositi corsi triennali.

A seguire i welfare  family manager che dovranno  coordinare i servizi  esistenti, ignorando che  i consultori familiari sono presidi sociosanitari delle  Asl  e i Centri famiglia dei consorzi socio-assistenziali, con personale competente. Purtroppo con piante organiche non adeguate.

Forse Roccella ha in mente  quelle pseudo organizzazioni  che obbligano le donne che intendono abortire ad ascoltare il battito dell’embrione.

In compenso questi welfare manager avranno anche il compito di promuovere iniziative locali di sostegno della genitorialità.

A parte che, personalmente, ho sempre sostituito al termine  ibrido  genitorialità la parola amore, molto più ricca e flessibile, in grado di coprire i tanti bisogni quotidiani delle diverse famiglie,  c’è da chiedersi quali le competenze previste..

E  un pensiero va alle mie colleghe assistenti sociali che,  pur preparate e competenti, si arrabattano con contratti precari a gestire servizi territoriali con  fondi limitati e vincoli burocratici.

Lasciate libere e foraggiate saprebbero affrontare contesti anche difficili, creando alleanze  strutturate fra pubblico e  privato sociale, enti locali e le fantomatiche Case di comunità.

 

Mi sembra si voglia pattinare sul ghiaccio senza adeguati strumenti, mentre più semplicemente il mercato del lavoro dovrebbe essere più aperto e non  discriminare le donne  con bassi salari  ma soprattutto smettere di considerarle  portatrici di disordine organizzativo in quanto, ahimè, soggette non solo alla produzione ma anche alla riproduzione.

Pur sapendo che il lavoro femminile fa aumentare  il pil di +7,6 punti solo se il  loro tasso di occupazione non fosse l’attuale  55% ma pari a quello europeo del 69%  e  che,  servizi come nidi e orari scolastici elastici delle scuole, significano più  posti di lavoro.

Infine ricordare che ci sono più laureate di laureati maschi e che le donne sono più portate alla leadership e corresponsabilità. 

 

(continua), non pensate che mi taccia     .

 

 
 
 

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