Scritto da Ottavia Mermoz
Legge n. 69 del 2019 “Modifiche al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica”
Questa volta incontriamo delle incongruenze non tanto nell’insieme della legge, ma nella sua applicazione. Essa, in realtà, introduce misure di tutela delle situazioni a rischio, attraverso nuovi reati e l’inasprimento di altri esistenti.
Le novità in materia di legge
Sono nuovi crimini, la Deformazione dell’aspetto fisico, ossia lo sfregio e le ustioni da acido, punibili da 1 a 14 anni. Il Revange Porn, ossia la diffusione senza consenso di fotografie e filmati sessualmente espliciti, 1-6 anni.
Tra le disposizioni di maggior tutela, ci sono la punibilità per Costrizione o induzione al matrimonio e la Violazione dell’ordine di allontanamento/avvicinamento (500 metri). Infine l’ampliamento della nozione di “Maltrattamenti”, non solo le percosse, ma tutte quelle forme che calpestino la dignità delle donne, siano esse fisiche sessuali verbali morali economiche.
E sempre rispetto la tutela, per accelerare l’iter di indagine per stupro, i reati di stalking e maltrattamenti, quando denunciati, essi devono essere comunicati (codice rosso) al Pubblico Ministero anche verbalmente, affinché entro tre giorni, possa essere attivato un ombrello di garanzie.
La recente legge n. 122 del 8 settembre 2023 prevede che qualora la vittima non venga sentita nei tempi stabiliti e non vengano assunte le misure cautelari -quali il divieto di avvicinamento o il braccialetto elettronico-, il Procuratore della Repubblica può assegnare il fascicolo ad un altro magistrato. Resa invariata l’adozione del braccialetto al consenso della persona.
Infine, per le vittime dovrebbero seguire il sostegno legale a spese dello Stato e il reddito di libertà. Un reddito , pari a 400 euro mensili in unica soluzione per 12 mesi, non solo importante ma decisivo per sostenere le spese dell’autonomia abitativa e personale e affrancarsi così in sicurezza dalla situazione di rischio. Purtroppo, a parte la procedura non chiara di quale struttura avvalersi, servizi sociali o CAV, l’erogazione è subordinata alla disponibilità di fondi, assolutamente non proporzionati alle necessità.
Cosa di fatto non cambia
Resta dunque invariata la questione che riguarda l’applicazione, calata sul territorio e traduzione in atti di tutela concreti. Invariata anche la renitenza delle donne a denunciare, non tanto le aggressioni fisiche pesanti o sessuali, quanto la violenza psicologica, tutti quei maltrattamenti quali il controllo patologico ed economico, l’induzione in schiavitù contraffatta come protezione e difesa, o la delegittimazione continua della persona, nel privato e in pubblico. Difficili da dimostrare con filmati o registrazioni.
La ministra Roccella, che parla molto di interventi futuribili, accenna di aver predisposto forme di microcredito assegnate dalla Caritas, senza individuare le banche e le modalità. Soprattutto quali risorse economiche e il loro ammontare. Ugualmente, il controllo del divieto di avvicinamento (applicabile entro 500 metri), o il braccialetto elettronico -se attuati- sono interventi che richiedono un controllo costante, senza che venga esplicitato il come e da chi.
Quanto al limite dei 500 metri, sorge il dubbio che il retropensiero di chi ha redatto la norma riguardasse le città, non i piccoli paesi dove in 500 metri c’è tutto l’agglomerato urbano e dove, tutti si incontrano per recarsi in chiesa, alle Poste, all’unica bottega o al bar, mentre gli ipotetici controllori sono lontani, chilometri.
Per finire, sono proposte legislative o leggi, dove domina la fiera dei Può che danno luogo all’arbitrio soggettivo, mentre quelle prescrittive, che vietano o obbligano, usano il termine Deve. E non sono sottigliezze giuridiche, si tratta della sostanza del fare e dell’agire.
Sul piano pratico, del vissuto quotidiano, infatti c’è da chiedersi con lucidità razionale, quale influenza possa avere un simile puzzle di leggi o loro modificazioni assieme agli ampliamenti di preesistenti articoli del codice penale.Quando poi, dalle archiviazioni delle denunce di violenza, si scopre che il 60-80% sono declassate a conflitto fra parenti.
In parole povere, domina lo stereotipo delle donna pedante ipereccitabile, non razionale portata a ingigantire e che… tra moglie a marito……
Mentre noi sappiamo che la donna, presentata la denuncia, non può tranquillamente tornarsene a casa dove troverà un partner furioso e vendicativo, ma occorre trovare un rifugio. Quale? Dove?
La signora sulla panchina
Emblematico il caso della “signora sulla panchina” e il nostro intervento. Per timore di botte del marito sempre ubriaco questa signora passava le notti su una panchina dei giardinetti. Arrivata da noi estenuata, viene accompagnata in questura dove scatta il codice rosso.
Occorreva trovare una Casa Rifugio disponibile, e nel frattempo pensare al suo pernottamento. Primo ostacolo, data la situazione a rischio con possibili azioni violente di ritorsione, molti albergatori interpellati erano riluttanti.
Trascorre intanto il primo giorno.
Un secondo, è impegnato dall’accompagnare la signora ai servizi sociali che devono prendere in carico il caso per garantire la retta e trovare una Casa rifugio per donne sole. Sono quasi tutte Mamma/bambino.Terzo giorno, dedicato al tampone, richiesto dalla struttura finalmente trovata fuori provincia -si era in pieno Covid-. E, per accorciare i tempi, ambulatorio privato pagamento cache, al fine di arrivare al luogo individuato all’orario fissato.
Ultima operazione sistemare il cagnolino che non aveva potuto portare con sé. In tutto, tre giorni e tre volontarie, impegnate simultaneamente, con compiti differenziati a tempo pieno.
E noi volontarie , a parte la macchinosità di situazioni simili, ci chiediamo se non è mai stata fatta una ricerca su quanti femminicidi sono accaduti nei fatidici tre giorni di attesa.
Nel 2022 su 300 omicidi, i femminicidi sono stati 200, oltre il 60%. Di essi parla la cronaca, di mancata denuncia delle violenze o della noncuranza se avvenute, tanto colore locale, tipo “sembrava una brava persona, salutava sempre”. Oppure ”una coppia tranquilla, lei sorrideva”.
Le cause, il troppo amore, la gelosia, raramente l’incapacità di accettare un abbandono, una analisi seria il più possibile scientifica, ignorate.
E noi volontarie della Casa delle donne , nei casi in cui si intuisce un rischio, se non si riesce a individuare e realizzare una rete di protezione parentale o amicale, abbiamo la stessa riluttanza a denunciare delle statistiche.
Da incongruenza a prudenza.
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