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DI COSA SI HA PAURA ESATTAMENTE?

(RIFLESSIONI A MARGINE DI CENSURA E VUOTI EDUCATIVI)

La Commissione Cultura della Camera approva un emendamento che limita o esclude l’educazione sessuo-affettiva alla scuola primaria e secondaria di primo grado.

Tra le altre cose, il nostro Ministro Valditara sostiene a gran voce che i femminicidi “non si combattono così…”

Io credo che i femminicidi si combattano anche lavorando CON i bambini e le bambine…  già e soprattutto a partire dai primissimi anni di scuola. Magari non sarà risolutivo… ma una piccola differenza la si può fare.  Con la guida dell’adulto, alcune parole-chiave come RISPETTO, EMPATIA, AFFETTO, PARITA’, COLLABORAZIONE, UGUAGLIANZA possono diventare un po’ più concrete e trovare spazio e senso nella pratica quotidiana. Non è mai troppo presto per prevenire violenza di genere, atti di bullismo, o per creare le basi di relazioni sane e costruttive.

Ma teniamo da parte per un attimo i gravi - e purtroppo sempre all’ordine del giorno- casi di cronaca.

I ragazzi hanno oggi, esattamente come nel passato, esattamente come negli anni ’70 e ’80 in cui la scuola primaria e media le frequentavo io, necessità di avere strumenti per gestire la loro crescita e tutti i grandissimi e cambiamenti fisici ed emotivi che essa comporta, spesso fonte di paura, vergogna, disorientamento, ma anche sorgente di fantasie, curiosità, interesse.

Le famiglie devono avere questa tematica come prioritaria al centro del loro agire nella pratica educativa con i figli? Certo!

E allora qual è il problema nell’affrontare questi temi anche a scuola? Di cosa si ha paura esattamente?

E cosa dire delle situazioni dove invece le famiglie di questo non parlano, o proprio  i modelli presentati tra le quattro mura domestiche sono pericolosi, tossici, o ancor peggio violenti? Vogliamo fare finta che tutto vada sempre bene, che tutte le famiglie siano “perfette”, ideali, non problematiche?

Nel mio modo di vedere la scuola serve - da tutti i punti di vista – non solo come nozionificio e asta delle competenze. E’ anche un salvagente lanciato a raggiungere, per quanto possibile, le situazioni più fragili, delicate, complicate… E in questo senso, noi insegnanti alla scuola Primaria e Secondaria di Primo Grado ricopriamo un ruolo delicatissimo.

Sembra però che la scuola, in una certo tipo di narrazione collettiva, ormai valga meno di TikTok o Youtube.

Lasciamo allora che i nostri bimbi e ragazzi facciano gli autodidatti lì sopra, magari direttamente su Youporn, e tutti contenti!!! Basta che gli insegnanti ne restino fuori…

Il pedagogista Novara dice una cosa molto saggia: non è che parlare delle pulsioni sessuali le anticipa.  Quelle arrivano, è un dato di fatto della biologia. Quello che può cambiare è il contesto che diamo per elaborarle, evitando che i ragazzi si orientino da soli, con strumenti del tutto inadeguati. L’esempio che fa è molto calzante: è come dire che l’educazione stradale “anticipa il rischio di incidente”. L’educazione stradale non lo aumenta, casomai lo previene e lo governa.

 Non voglio andare oltre, e chiudo trascrivendo integralmente due frasi scritte pochi giorni fa da un mio alunno di 10 anni (5a elementare). Un lavoro, tratto dal libro di lettura, aveva come nocciolo centrale la riflessione sulla fine di una storia d’amore (SCANDALO!!! VADE RETRO SATANA!!! MAESTRA NON AVRESTI DOVUTO AZZARDARTI!!) e chiedeva ai bambini il loro punto di vista.

“… se io fossi stato nei panni di Jane avrei lasciato stare, perché se una persona non ti ama non puoi costringerla ad amarti…”

“… Tom avrebbe potuto consolarla, e dirle che però potevano essere ancora amici…”

Ecco, caro Ministro, non sono affatto d’accordo con lei. Forse i femminicidi si combattono anche così.

 

Ilaria, insegnante di scuola primaria

 

 
 
 

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