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Medicina di Genere? Sì, grazie

Vi propongo un esperimento. Prendiamo un farmaco, uno qualsiasi che abbiamo in casa, un antipiretico come il paracetamolo o un antinfiammatorio a base di ibuprofene. Sono principi attivi molto comuni, ne facciamo uso abitualmente o li abbiamo assunti almeno una volta nella nostra vita.

Leggiamo il foglietto illustrativo. Se guardiamo alla voce posologia, vale a dire la modalità di assunzione, avremo modo di constatare che ci sono solitamente posologie previste per tre diversi destinatari: bambini/adolescenti – adulti – anziani.

Nessun riferimento a differenze di genere.

Il dosaggio è il medesimo per il genere femminile e quello maschile in ogni classe di età. Bambine e bambini, adulte e adulti, anziane e anziani sono posti sullo stesso piano, senza considerare minimamente le specificità biologiche che caratterizzano e distinguono le femmine dai maschi. Inoltre le sperimentazioni farmacologiche sono condotte prevalentemente prendendo come modello il genere maschile, con risultati poi indistintamente applicati a tutti. Per fare un esempio, il dosaggio indicato nel bugiardino alla voce 'adulti' è stato stabilito per un uomo adulto di circa 70 kg, punto di riferimento per la ricerca e la sperimentazione, ma è applicato identico anche alla donna adulta, con la conseguenza che da sempre alle donne vengono somministrati tipologie e dosi di farmaci sulla base degli effetti che gli stessi hanno sul genere maschile, senza considerare che differenze quali il miglior sistema immunitario delle donne, il diverso metabolismo, la diversa composizione corporea, gli equilibri ormonali, la differente acidità gastrica e molti altri fattori specifici contribuiscono a determinare nelle donne un diverso assorbimento dei farmaci e quindi differenti livelli di efficacia, oltre che diverse quantità e gravità degli effetti collaterali.

La farmacologia è solo uno degli esempi di come la medicina tradizionale abbia sovente sottovalutato le variabili biologiche e socioculturali legate al sesso, non consentendo, di fatto, che la prevenzione e la cura delle malattie fossero realizzate in maniera equa tra i generi.

Per contrastare questa tendenza è nata in tempi recenti la Medicina di Genere.

L’origine della Medicina di Genere è collocata all’inizio degli anni ’90 e viene attribuita alla cardiologa Bernardine Patricia Healy, la quale, nominata Direttrice dell’Istituto di Cardiologia dello Istituto Nazionale della Salute (NIH) degli Stati Uniti, aveva constatato che la ricerca in quell’istituto era condotta solo su uomini e su animali maschi e che le donne erano sottoposte molto meno degli uomini a procedure diagnostiche e terapeutiche quali coronarografie o stent coronarici. La sua denuncia relativa alla discriminazione e penalizzazione delle donne nei percorsi di ricerca, diagnosi e cura aprì la strada per gli studi successivi relativi alla Medicina di Genere.

Nel 2000, infatti, l’Organizzazione Mondiale per la Sanità ha istituito la Medicina genere-specifica (MDG), per studiare l’influenza delle differenze biologiche (definite dal sesso) e socio-economiche e culturali (definite dal genere) sullo stato di salute e di malattia di ogni persona.

In Italia dobbiamo arrivare al 2018, con la promulgazione della Legge 3/2018, per vedere entrare il parametro “genere” nei percorsi diagnostico-terapeutici, nella ricerca scientifica, nella comunicazione ai cittadini, nella formazione degli studenti e nell'aggiornamento dei professionisti della salute.

Tra gli altri provvedimenti attuativi, la Legge 3/2018 ha portato all’istituzione, nel 2020, di un Osservatorio dedicato alla Medicina di Genere, che agisce sotto la vigilanza dell’Istituto Superiore di Sanità al fine di garantire l’attendibilità e appropriatezza dei dati rilevati dall’Osservatorio stesso. All’interno dell’Osservatorio, insediatosi nel 2021, sono stati costituiti sei Gruppi di Lavoro, con l’obiettivo di monitorare l’applicazione della Medicina di Genere a livello nazionale e regionale e promuoverne l’applicazione e la diffusione sul territorio, attraverso azioni programmate in ambiti specifici. L’Osservatorio ha concluso il suo primo mandato nel 2024 ed ha pubblicato il “Report delle attività dell’Osservatorio dedicato alla Medicina di Genere - Triennio 2021/2024”, in cui fornisce un'analisi delle attività e dei risultati raggiunti durante il triennio.

I risultati conseguiti nelle macroaree di intervento stabilite per l’applicazione della medicina di genere (i percorsi clinici; la ricerca; la formazione; la comunicazione) possono definirsi significativi, in quanto confermano l’inizio di un percorso verso una medicina più equa e inclusiva, che riconosca sempre di più le differenze di genere e le consideri un elemento fondamentale per la salute e il benessere di tutte le persone.

Il “Report delle attività dell’Osservatorio dedicato alla Medicina di Genere - Triennio 2021/2024” e i documenti prodotti dai Gruppi di lavoro dell’Osservatorio durante la loro attività sono consultabili sul sito internet dell’ISS, all’indirizzo: https://www.iss.it/osmg-l-osservatorio

 
 
 

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