Un bombardamento di domande, alcune banali, molte imbarazzanti e mortificanti per far entrare in contraddizione la vittima. Che si è dichiarata “scorticata”.
Episodi che si ripetono, le udienze si spostano dall’autore della violenza alla vittima, che viene raccontata o come provocatrice o non abbastanza determinata a non farsi stuprare.
Invece spesso, gli autori sono partner o ex, e la vittima rimane come pietrificata perché in essi avevano riversato amore e confidenza.
Lo stupro è un atto di potere, di auto affermazione maschile che invade il corpo della donna, lo marchia e infligge ferite fonte di angoscia permanente.
Purtroppo le aule giudiziarie sono ancora un insieme di stereotipi patriarcali e certi giudizi sarebbero risibili se non portassero a sentenze assolutorie.
Tipo la cerniera di modesta qualità che facilita lo strappo dei pantoni oppure i jeans, una barriera invalicabile senza consenso
Di molestie sessuali non parliamo…il datore di lavoro troppo espansivo, un giocherellone. La pacca sul sedere di 10 secondi, una impressione.
Ecco perché le donne che sanno, sono restie a denunciare
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